Ieri sera vi ho presentato in breve l’articolo sui ceci neri, qualche foto del cecio prima dell’ammollo ed i consigli per la cottura, che trovate qui: Cecio nero – consigli per la cottura

Oggi ero proprio ansiosa di presentarvi una prima ricetta con questo meraviglioso legume, poco presente nelle nostre tavole, un pò perchè poco conosciuto, poco presente nei nostri supermercati (si trova al punto macrobiotico di Mario Pianesi e nell’azienda agricola macrobiotica Terraculta ) un pò perchè necessita di una lunga cottura.

Ma sono tutte barriere che ho deciso di scavalcare perchè non mangiando carne e pochissimo pesce, mi sento di voler variare la scelta dei legumi, che, vi ricordo, legumi non è solo fagioli e lenticchie… ma veniamo alla ricetta!

Dunque, dopo aver letto le modalità di cottura consigliate nel link indicato sopra, il più è fatto!
Prendiamo una pentola con un buon coperchio ermetico e facciamo una sorta di nitukè con le verdure che più preferiamo, io ho adoperato quelle che il mio orto mi ha donato, dunque cipolla, carota, broccoli e visto che mi piace, un pò di peperoncino. Ma voi potete mettere quello che più vi piace e che avete a disposizione.

Ingredienti:
cipolla bianca
carota
broccoli
peperoncino
olio extravergine di oliva spremuto a freddo
sale integrale

Procedimento:
Prepariamo un nitukè, quindi in una pentola bassa e larga, con coperchio ermetico, mettiamo nel seguente ordine: un paio di giri di olio, la cipolla tagliata sottile sottile, il sale, la carotina, i broccoli con le loro foglie, ancora poco sale. Copriamo e lasciamo cuocere a fiamma molto lenta. Se lo riteniamo opportuno, possiamo unire durante la cottura, gradualmente, del liquido di cottura dei ceci.

I broccoli possono rimanere leggermente al dente, croccantelli… sono ottimi quando non sono stracotti. Quando la cottura è praticamente perfetta, possiamo scolare i ceci dentro il nostro nitukè, avendo cura di conservarne il prezioso e squisito liquido, che utilizzeremo per la cottura della pasta.

Io ho utilizzato i malloreddus sardi che mio fratello mi ha portato dalla Sardegna.
Quando la pasta è al dente, la versiamo nel nitukè e la lasciamo insaporire unendo gradualmente un pochino del liquido di cottura della pasta fino a completo assorbimento, “mantecando”.

Ho servito i miei malloreddus al cecio nero dentro le mie ciotole prferite, in legno d’ulivo, assaporato questo piatto con le posate di legno e….. nel bicchiere anch’esso di legno di ulivo ho versato il rimanenete liquido di cottura, che si è addensato, era davvero piacevole.

Che dire di questa ricetta…. mi ha entusiasmato molto, la considero una perfetta portata da servire a degli ospiti, una ricetta delicata, semplice, genuina, come piace a me…  ecco altri particolari: