Buon sabato a tutti!
Sono stata un pochino assente per i soliti problemi lavorativi che mi costringono periodicamente fuori casa. Questo week end resto a Torino e domani sarò a pranzo dalla nonna che probabilmente mentre io sono qui a scrivervi, starà impastando le sue mitiche orecchiette. Ecco perchè oggi voglio parlarvi brevemente di questa tradizione in via d’estinzione, ovvero quella di fare la pasta in casa.
Quando vivevo a Roma con la mia nonna calabrese, la domenica era praticamente un rito: “pasta di casa” diceva Nuzza (il nomignolo di mia nonna, Caterina… Caterinuzza)
Si metteva nella sua tana, la cucina. E con la collaborazione storica di mio nonno facevano la pasta.
Lei diceva al nonno: mendila a dui. Ora mendila a tri. Mendi a farina i supa ca sennò s’imbingi.
Traduzione: metti la macchina della pasta a due, a tre (con la manopola per regolarne lo spessore) e poi: metti la farina sopra, se no si attacca.
Momenti storici, che ricordo come fosse ieri, invece oggi compio ben 37 anni e ne è trascorso di tempo da quelle domeniche casalinghe a impastare. Se solo avessi una foto ve la mostrerei… dei miei nonni ormai defunti, che cucinano-litigano insieme in cucina.

Domani invece come vi dicevo, sarò a pranzo dalla mia nonna materna, che quando riceve la mia telefonata in cui mi auto-invito a pranzo, la sua prima e unica domanda è: cosa vuoi mangiare? Lasagna o orecchiette?! Beh, lei nonostante l’età e i dispiaceri, quando si mette davanti al suo tagliere non pensa a nulla e produce orecchiette come se fosse la cosa più facile del mondo..ma di lei e delle sue orecchiette vi parlerò meglio in un altro post. Domani magari le farò qualche foto.

Mentre queste tagliatelle che vedete in foto le ho fatte io due settimane fa.
Ci vuole veramente niente a impastare della pasta in casa.
Ecco come si fa:

Ingredienti per persona:
100gr di semola di grano duro
acqua quanto basta per ottenere un panetto ben sodo, non morbido ma ben consistente

Procedimento:
In una ciotola mettete la farina e l’acqua necessaria.
Non vi specifico la dose poichè dipende dal tipo di farina che usate.
Imparate a regolarvi voi, come diceva mia nonna: andate ad occhio.
L’impasto non deve essere troppo morbido,ma bello consistente, non si deve attaccare alle mani.
A questo punto potete iniziare a lavorarlo per ottenere il tipo di pasta che desiderate: lasagna, ravioli, tortelli ripieni, tagliatelle, farfalle, orecchiette, gnocchetti, cavatelli etc..

Io per fare le tagliatelle ho separato l’impasto in diverse pagnottine, l’ho passato con la macchina della pasta di mia madre (una delle poche cose che mi sono rimaste in eredità) per un paio di volte al numero 2, poi al 3, al 4 fino ad ottenere una sfoglia sottile, ma non eccessivamente.

Ho diffuso sopra della semola di grano duro girando delicatamente le tagliatelle e lasciato riposare fino al momento della cottura. Per cuocere, “buttare” la pasta in acqua bollente salata e quando la pasta sale su scolate e saltate le tagliatelle nel vostro condimento. Io avevo saltato in una padella capiente, dei carciofi, con olio extravergine di oliva spremuto a freddo, sale integrale, cipolla pepe e prezzemolo.

Sarebbe favoloso imparare a farle in casa con il mattarello, come fanno le “sfogline” … chissà… un giorno imparerò anche io.

Ad ogni modo, portiamo avanti questa tradizione della pasta fatta in casa la domenica, con la famiglia, con i bambini. Non c’è eredità più grande che possiate lasciargli.

E domani che sarà la festa della mamma, io la festeggerò con la mia nonna e le mie zie, poichè la mamma non ce l’ho più da quasi 26 anni..

Auguri a tutte le mamme!